Manifesto della cura – Per una politica dell’interdipendenza è un libro pubblicato di recente dalle edizioni Alegre, di cui abbiamo apprezzato molti lavori, e scritto da The Care Collective. La pandemia, come si legge dalla quarta di copertina, “ha svelato la centralità sociale dei lavori di cura: badanti, infermiere, lavoratrici domestiche, fattorini, rider e addetti […]
L’incertezza nel futuro in pandemia: come affrontiamo il domani?
La sequenza logica parla chiaro: il futuro è una necessità per l’uomo; ma, da diversi decenni, per molti individui è diventato confuso, incerto e fonte di pericoli, più che di speranza; la crisi del 2008 ha aggravato questo fenomeno; la pandemia sta facendo ingranare un’ulteriore marcia in più. Conseguenza: l’ottimismo sull’avvenire sta diminuendo, dati alla mano. Su questo, le politiche pubbliche possono fare moltissimo.
Piccolo commercio, lockdown e presidi di comunità
Il ricordo di una piccola commerciante di un comune della Toscana può farci riflettere sul ruolo dei centri storici, sulla vivibilità, sugli stili di vita e di consumo. Addirittura sul modello di sviluppo, ora che usciamo (in teoria) dal lockdown. “Si aprono spazi di riflessione”, scrive Cristian Pardossi, “che possono incrociare il destino della rete di piccolo commercio, soprattutto dei generi di prima necessità, che in questi mesi è tornata ad essere un presidio per molte persone che non potevano recarsi al più vicino supermercato”.
Per sostenere il “comun fato”: ripartire, diversamente
“La vita è una lotta, non è una gara”, scrive il Prof. Salvatore Cingari in questa bellissima lettera agli studenti dell’Università per Stranieri di Perugia: “Se questa traversia potrà far maturare l’idea di ripartire in un altro mondo possibile, essa potrà essere anche un’opportunità per affrontare diversamente la nostra fragilità: non bisogna competere l’un con l’altro, ma – come cantava il Poeta – confederarsi per sostenere il comun fato”.
Durante e dopo la crisi per un mondo diverso
Un contributo del Forum Disuguaglianze Diversità: “Perché, cosa, come e con chi realizzare un futuro di giustizia sociale e ambientale battendo chi lavora per tornare alla normalità iniqua del pre Covid-19 o per costruire un futuro autoritario”.
L’invidia sociale è una brutta bestia
L’invidia sociale prende corpo tra lo scarto tra ciò che si è (e si ha) e ciò che si vorrebbe essere (e avere), paragonandosi agli altri. Uno stato d’animo legato alla frustrazione e all’insoddisfazione, dovute anche a cause economiche ben precise, visto che impoverirsi o non trovare sbocchi non fa certo stare bene. Ma il risentimento per la felicità altrui, percepita spesso come immeritata e accompagnato dal desiderio che l’altro perda qualcosa e si abbassi al proprio livello, ha effetti socialmente deleteri
La mia voce conta? La “gente” trascurata e la sfiducia nella democrazia
Una delle ragioni del successo dei populisti di destra un po’ in tutto il mondo è che la politica tradizionale (leggi: i partiti ascrivibili alla cornice liberaldemocratica) e la “gente che conta” sembrano non ascoltare le reali esigenze delle persone. Che siano sordi ai bisogni, alle paure, ai problemi, a quello che succede nella vita quotidiana della maggioranza della gente comune. Non si può certo dire che su questo chi si ribella ai partiti storici abbia torto, anzi. Il problema è il tipo di risposta che si dà a disagi (reali o percepiti, poco importa) vissuti davvero sulla pelle (e nella psiche).
Come vediamo il futuro. Italiani bloccati nel presente?
Il rapporto con il tempo che passa è disuguale. Sono assai evidenti le differenze sociali e i settori della popolazione che stanno messi peggio: non siamo tutti uguali, non è una novità, e non lo siamo neanche nelle speranze, nel vedere il mondo che ci circonda e nel grado di serenità con cui affrontiamo “il giorno dopo”.
Più ce n’è, più si fa: i numeri del gioco d’azzardo
Il denaro giocato dagli italiani (e dagli umbri) è in aumento ed è concentrato (buttato) soprattutto nei cosiddetti “apparecchi” (New Slot e VLT). Sono tantissimi anche coloro che giocano alle Lotterie e ai Gratta e Vinci, spendendo però nel complesso di meno. Il problema è noto: troppi pensano che sia possibile diventare ricchi giocando, se si hanno buone abilità. E poi, il gioco costituisce una risorsa per sperare in un mondo migliore: ecco perché nella sua diffusione non influisce il livello di reddito, ma l’offerta sul territorio.
L’epidemia del gioco d’azzardo. Abbiamo un vaccino?
Il gioco d’azzardo patologico non genera lo stesso allarme delle dipendenze tradizionali. Eppure, ci sono tante persone comuni che, cercando di distaccarsi da preoccupazioni e frustrazioni, si giocano l’intero stipendio su macchinette infernali, veloci, basate solo sul caso, cui si può accedere in ogni momento (ovviamene anche online). Disgregando se stessi e il contesto sociale a cui appartengono.
Ferragni, Salvini, Fusaro, Sfera: perché dettano la linea
Seppur apparentemente diversi, si tratta di quattro personaggi che sono un mix di conservatorismo sociale e di elementi di emancipazione che si sono imposti alcuni decenni fa e sono ormai patrimonio comune. Così rispondono a bisogni, aspirazioni e valori diffusi anche attraverso un’efficace auto-promozione sui social
Se democrazia e liberalismo non vanno più insieme
Niente è scontato, in generale; men che meno la garanzia dei diritti e della democrazia. Oggi, questa non sembra più andare d’accordo con il liberalismo, quello classico e sano in base al quale ogni minoranza deve essere tutelata.
L’analisi più completa delle disuguaglianze nel mondo
Le disuguaglianze nel mondo sono aumentate. No, non è una novità: ma una recente e imponente analisi mondiale ci dà gli strumenti per capire meglio come questo è avvenuto e cosa possiamo fare.
Non è colpa tua!
Contro la retorica della responsabilità individuale
Siamo sicuri che chi si trova in povertà, chi è precario, chi è sfruttato, chi è disoccupato, è personalmente colpevole della propria situazione? Non è abbastanza istruito, formato, flessibile, o scaltro o intelligente o chissà cos’altro? Non è che, magari, le “colpe” sono da trovare nel come vanno le cose, nel “sistema”, cioè in un qualcosa che sta molto, ma molto al di sopra di tutti noi?
Uscire dalla crisi
Rovesciare cooperando
Come le imprese e le cooperative sociali possono rappresentare una via d’uscita dalla crisi all’altezza della situazione. A patto di rivedere alcune cose. E di pensare in grande. Se ne è parlato all’assemblea umbra organizzata da Legacoop